L’Italia vira a destra ed è la prima volta per un membro fondatore dell’Unione Europea.
(Fonte: Corriere della sera)
A seguito della riforma costituzionale del 2019 (confermata dal referendum del 2020) il numero attuale dei parlamentari è di 600 (in precedenza erano 945): 400 deputati e 200 senatori (erano rispettivamente 630 e 315). Inoltre, per la prima volta hanno partecipato al voto per l’elezione dei senatori tutti i maggiorenni (in precedenza l’età richiesta era di 25 anni) |
La coalizione di destra e di estrema destra (Fratelli d’Italia/Giorgia Meloni; Lega/Matteo Salvini, Forza Italia/Silvio Berlusconi e un’altra formazione minore) ha vinto con considerevole scarto le elezioni legislative che si sono svolte il 25 settembre 2022.
È significativo il capovolgimento della rappresentanza delle singole componenti rispetto alle precedenti elezioni politiche del 2018: Fratelli d’Italia al 26% dei consensi (nel 2018 era solo al 4%); la Lega al 8,8% (era al 17% – da notare il 33% delle elezioni europee del 2019), Forza Italia all’ 8,1% (era al 14%).
L’affluenza alle urne è stata del 63,91%, il dato più basso nelle elezioni politiche dell’intera storia repubblicana (nel 2018 era stata del 73%). È un dato che deve far riflettere. La riflessione deve interessare e coinvolgere non solo la politica ma anche tutti gli elettori se si vuole che la rappresentanza parlamentare sia veramente espressione della volontà del popolo e non di una “quasi minoranza”.
Per la prima volta dopo la Seconda guerra mondiale un partito “post-fascista”, il termine può sembrare “esagerato”, ma la presenza della “fiamma tricolore” ben in vista nei manifesti elettorali testimonia i legami politici con quel periodo della storia dell’Italia.
I cittadini italiani hanno votato nel rispetto delle regole democratiche, il responso elettorale deve, ovviamente, essere rispettato.
La coalizione che ha vinto le elezioni ha il chiaro mandato elettorale per poter governare per cinque anni.
Aspettiamo l’evoluzione politica e gli indirizzi che emergeranno una volta che il governo costituito avvierà il suo lavoro istituzionale.
Fatto salvo il rispetto delle regole democratiche, qualche perplessità, qualche dubbio, qualche riserva trovano la loro legittimità alla luce delle radici politiche di ciascuna componente della nuova maggioranza e delle loro differenze, in particolare, nel campo della politica estera.
Il cambiamento di direzione che scaturisce da questo capovolgimento politico invita alla vigilanza affinché le riforme eventualmente proposte siano in direzione di un avanzamento democratico.
La Costituzione della Repubblicana Italiana, pensata ed elaborata dai nostri “padri costituenti”, è una garanzia per tutti gli italiani, indipendentemente dal loro credo politico.
Certamente la Costituzione può essere aggiornata in linea con l’evoluzione della società, ma attenti a correre veloci sulla “corsia a senso unico” della “Repubblica Presidenziale”.
L’idea di “un uomo solo al comando” non è di buon auspicio per il nostro paese che ha già sperimentato questo tipo di “governo”. Altre sono le riforme necessarie per far funzionare meglio il paese.
Gli organi istituzionali, a partire dal Presidente delle Repubblica, hanno a più riprese dichiarato l’appartenenza dell’Italia all’Europa e sottolineato i forti legami che ci legano agli altri partner europei che col tempo si sono sempre più consolidati. Il “Trattato del Quirinale” del novembre 2021, nato con l’obiettivo di rafforzare la cooperazione internazionale tra la Francia e l’Italia, è uno dei tanti legami che si possono mettere in evidenza.
L’Italia, come tanti altri paesi, si vanta a buona ragione delle riforme sociali e politiche frutto di una lunga e fruttuosa stagione politica degli anni Settanta del secolo scorso: statuto dei lavoratori, istituzione del Servizio Sanitario Nazionale, chiusura dei manicomi, legge sul divorzio, legge sull’aborto, ecc. che la collocano tra le nazioni più democratiche e più progredite del mondo occidentale.
Il rispetto dei diritti e delle libertà conquistate non possono e non devono essere messi in discussione.
Comunque, siamo fiduciosi che tutti i parlamentari con il loro impegno e il loro lavoro sapranno condurre il nostro paese nella giusta direzione della democrazia e del progresso.
Franco Racco (ottobre 2022)